Colpisce principalmente mani, piedi, piega interna del gomito e quella posteriore delle ginocchia, polsi, caviglie, viso, collo e torace. Sono frequenti anche le manifestazioni attorno agli occhi.
Si tratta di una malattia tra le meno conosciute e inaspettatamente tra le più frequenti, come spiega la Società Italiana di Dermatologia e di Infezioni sessualmente trasmesse (SIDeMaST). Interessa infatti il 2-5% della popolazione adulta (senza escludere del tutto i bambini) e solitamente colpisce la fascia d’età attorno ai 30 anni, con una maggiore incidenza fra le donne. Alla base dello sviluppo della malattia vi sono dei fattori genetici che si vanno a sommare ad altre componenti ambientali.
La dermatite atopica comporta dei disagi non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico in quanto il prurito incontrollabile e intenso provoca stress, frustrazione, forte disagio nel relazionarsi con gli altri ed incide fortemente sul sonno con ripercussioni sull’efficienza e sulla produttività lavorativa.
Ecco alcune regole che possono aiutare a ridurre il prurito:
• Evitare il contatto diretto con detersivi;
• Privilegiare gli indumenti di cotone rispetto a quelli di lana;
• Pulire spesso la casa per eliminare eventuali elementi irritanti.
Fondamentale è affrontare la dermatite atopica dal punto di vista medico. Il dermatologo saprà individuare una terapia farmacologica e dei prodotti emollienti che possano aiutare il paziente a ridurre il disagio.
Attualmente è in fase di studio un farmaco per curare le forme più gravi, in grado di portare ad un miglioramento delle lesioni cutanee e del prurito, con ricadute positive sulla qualità della vita.
L’Associazione ANDeA, Associazione nazionale dermatite atopica, si batte per far comprendere le ripercussioni che la malattia ha sul paziente, anche dal punto di vista sociale “La sensazione prevalente per il paziente è quella di non essere compreso fino in fondo dai propri familiari, amici e conoscenti” — spiega il presidente Mario Picozza “L’informazione sulla malattia è scarsa e quando è presente, tratta prevalentemente le forme del bambino oppure riduce la malattia a una semplice irritazione della pelle. Il risultato è che ci si sente isolati. L’obiettivo di ANDeA è proprio quello di arrivare a chi convive con questa malattia debilitante per offrire informazioni corrette, educazione e supporto”.
Fonte: ANDeA e CorriereSalute